Macché Berlusconi, è Giovanni Favia il vero vincitore. Tutta la verità sulle Elezioni Regionali 2010.

Ci sono almeno cinque verità che queste elezioni hanno portato all’evidenza di tutti, verità che a Porta a Porta fanno parecchia fatica a vedere, forse per miopia, forse per astigmatismo.

  • La prima: il crollo del PdL. Alle Regionali 2009, circa dieci mesi or sono, il partito del Presidente del Consiglio totalizzava a livello nazionale una percentuale del 35.3%; e durante tutto lo scorso anno, secondo i sondaggisti, raggiungeva picchi del 40%. Poi, l’autunno, e il crollo. Anche i sondaggi lo hanno notato, anche Termometro Politico con l’analisi delle Medie Mobili e delle Curve Polinomiali, aveva intuito il trend negativo dei berluscones. Ma il dato delle regionali è chiaro ed univoco: il PdL è ridotto al livello del PD, pochissimo più sù, 26.78 contro 26.10 (e devono ricorrere alla seconda cifra decimale per metter in evidenza il pur esiguo scarto). Berlusconi, per quanto dica il contrario, ne esce a pezzi. Il partito fa acqua da tutte le parti, ha fatto pasticci a non finire nella presentazione delle liste e non ha tenuto nei confronti della Lega. Altro che vittoria.
  • Secondo: la Lega non ha sfondato in Lombardia, ma soltanto in Veneto, regione tradizionalmente leghista e secessionista (ricordate quei pazzi che volevano secedere Venezia occupando il campanile di San Marco? E il Life, Liberi Imprenditori Federalisti Europei, sindacato di Imprenditori contro le tasse di Roma e a favore dell’evasione fiscale, nasce proprio da lì, tanto che ha come simbolo una simil-bandiera di San Marco); nel Veneto la Lega guadagna circa l’8% rispetto alle Europee, in Lombardia passa dal 22.7 al 26.2, restando comunque sottoordinata al PdL; in Piemonte vince sì la Presidenza di Regione, ma resta lontana dal PdL guadagnando un misero 1% rispetto alle Europee. Semmai, la Lega, con il voto di domenica e lunedì, apre la stagione dalla “fuga da Roma”: via il ministro Zaia, via il capogruppo alla Camera Cota, la mossa di arrocco del Carroccio, in rifugio al Nord per pretendere l’agognato Federalismo Fiscale;
  • il PD? Non scende, non sale. Bersani è come se non ci fosse. Il forte calo del PdL non è intercettato dal PD. Nessun travaso di voto. Meglio l’astensione, devono aver pensato. E così si spiega la scarsa affluenza alle urne: manca l’alternativa alla maggioranza. Bersani, da ottobre, non fa che parlarne, e parlarne. Nulla di più. L’alleanza parziale e variegata con l’UDC di Casini pare oggi più come un tentativo maldestro, privo della necessaria convinzione. E dire che volevano silurare Vendola. lui, da solo, ha indicato la via maestra, in puro stile Politica 2.0, ovvero tanto web ma anche tanta partecipazione giovanile. Ora il rischio è che il PD si lasci incantare dalle sirene berlusconiane delle riforme istituzionali (che nascondono invero la demolizione della giustizia, pro domo sua). Saprà Bersani resistere alla tentazione?
  • Cervelli Fertili: Luisa Capelli, indipendente IDV nel Lazio – sua l’etichetta – non ce l’ha fatta a diventare consigliere regionale, ma due dei pochi cervelli fertili di questa tornata elettorale si sono insediati nei consigli Regionali di Lombardia e Emilia-Romagna. Per Giuseppe civati è una riconferma, a suon delle diecimila preferenze raccolte. Oggi Civati ha risposto ad alcuni commenti dei lettori sul suo blog: “Silvia mi dice: «guida la rivolta dei giovani, o la va, o la spacca». Arianna grida: «o ci ascoltano, o ci facciamo un altro partito». Facciamo così, mi metto a disposizione, ma da solo non vado e non intendo andare da nessuna parte. Mi piace la banda se è larga e se guarda al Pd. Raccogliamo le nostre delusioni, facciamone un bel falò e cerchiamo di convertirle in qualcosa di positivo, che ne dite? Parte il ‘caucus’ virtuale (come se fossimo in Iowa). E magari poi ci si vede «di persona, personalmente», anche” (Civati); certo, è bene che parti, il “caucus”, è bene che si metta in moto, che produca rumore, che le scosse arrivino sino alla sedia del segretario, magari passando per Vendola. Laggiù, in Puglia, qualcosa si è mosso. Ma senza Milano non si va da nessuna parte. L’altro porta il nome di Thomas Casadei, cervello fertilissimo, le cui idee certamente troveranno assonanze con Civati; di fatto, una nuova classe dirigente si sta profilando all’orizzonte del 2012, basterebbe agevolare la sucessione;
  • Last, but not least, l’identità del vero vincitore di queste elezioni regionali non è quella di Berlusconi. Nemmeno quella del deturpato volto di Bossi, neppure di quella del meno sveglio figlio di bossi, tal Renzo da Brescia, capello mosso e incolto. No. Non è di Pietro. E’ Giovanni Favia, candidato governatore per il Movimento 5 Stelle, lista Beppe Grillo. Lui, da solo, ha raccolto 161.000 voti, circa 40.000 più del Movimento nella sola Emilia-Romagna. Giovanni è riuscito in un’impresa impossibile: ha parlato non di sé, non di partiti, non di strategie, non di coalizioni, nemmeno di Beppe Grillo. Ha portato l’evidenza delle idee del Movimento alla gente, quelle della Carta di Firenze, le ha discusse in piazza, le ha sottoposte alla verifica degli altri componenti del Mov 5 Stelle, pur non senza qualche difficoltà. Su questo blog Giovanni ha ricevuto qualche critica, quando vi fu qualcuno che, ad inizio anno, imbastì un articolo sulle primarie del Movimento, finite prima ancor di cominciare, sulla base delle dichiarazioni di tal Valerio D’alessio, poi migrato in tutta fretta sull’arca dell’IDV bolognese, capeggiata da Grillini, quello dell’Arcigay. E lui accettò di parlare, di spiegare, e così si è reso trasparente agli altri, mettendo dinanzi a sé il bene comune che è la buona politica delle 5 Stelle piuttosto che dar vita a un tedioso teatrino di litigi fra candidati alle primarie del Movimento medesimo. Con un budget ristrettissimo, appena 15.000 euro, Favia (insieme a Bono in Piemonte, a Fico in Campania, a Crimi in Lombardia) è riuscito a coagulare sul Movimento un così largo consenso che gli ha permesso di guadagnare ben due seggi. Il 7% al debutto è cosa grande. E fa ben sperare per il futuro. Che su una persona così abile e preparata si faccia carico della costruzione del Movimento 5 Stelle, dando concretezza a quell’ideale di democrazia diretta e partecipata che viene posto a suo fondamento. Per tale ragione, per la realizzazione di questo scopo, chi scrive non è d’accordo sulla rinuncia annunciata da Grillo del rimborso elettorale: 200-300.000 euro presi solo perché eletti, sono forse da buttare? Che mettano tutto in rete, i bilanci, le note spese, che spieghino agli elettori come spenderli questi soldi, al solo fine di rendere concreto il progetto del Movimento dal basso. Come pretendere sennò di aver voce in capitolo alle Politiche 2012? Creare una rete democratica, questo deve essere l’obiettivo del Movimento e di Favia. Sperando che leggano questo post.
Silvia mi dice: «guida la rivolta dei giovani, o la va, o la spacca». Arianna grida: «o ci ascoltano, o ci facciamo un altro partito». Facciamo così, mi metto a disposizione, ma da solo non vado e non intendo andare da nessuna parte. Mi piace la banda se è larga e se guarda al Pd. Raccogliamo le nostre delusioni, facciamone un bel falò e cerchiamo di convertirle in qualcosa di positivo, che ne dite? Parte il ‘caucus’ virtuale (come se fossimo in Iowa). E magari poi ci si vede «di persona, personalmente», anche.

6 Comments

  1. noooooo, per carità, non fatelo, non restituite i soldi a roma. i radicali ci provarono e sapete cosa gli risposero alla domanda ” se li restituiamo che fine fanno questi soldi?” risposta:” vengono equamente distribuiti tra tutti gli altri partiti che hanno partecipato alle elezioni e che ne hanno diritto”
    ma secondo voi: è il caso?????????

  2. sono daccordo e più volte l’ho ribadito in altri forum i soldi si devono prendere, proprio
    perchè bisognèma toglierli ad alòtri partitit che li spartirebbero.
    L’importante è la trasparenza di come vengono spesi, la mia proposta sarebbe impiegarli per sostenere un fondo da dare a pensionati che versano in grave difficoltà economica, a operai che hanno pesro il lavoro e che non riescono a vivere, creare delle televisioni auto gestite per combattere il monopolio di quelle al servizio dei politici, ( fra l’atro darebbe modo a molti cittadini che non sanno utilizzare la rete , o perchè non vogliono o perchè non possono, di conoscere i programmi della rivoluzione del movimento 5Stelle) con il danaro che finanzia la politica, in attesa che si riesca a creare un movimento forte in grado di far cambiare le leggi , si potrebbero creare molte opportunità per far cambiare regole che vanno a discapito dei cittadini.
    Purtroppo bisogna ammettere che il vile denaro va combattuto con il denaro, fino a quando tutti non siamo ad armi pari, non riusciremo mai a sdradigare questo malcostume.
    Sono convinto che al momento in cui riusciremo a togliere denaro dalla politica , tutti i delinquenti che ci governano il giorno dopo daranno dimissioni in massa, il loro obbiettivo non ha motivo di esistere e di restare.

  3. Y SOLDI NON SI DEVONO PRENDERE E BASTA / PERQUE NON SI PUO PREDICARE QUELLO CHE NON SI FA LIMAGINE DI LUNICO MOVIMENTO DI LIBERAZIONE NAZIONALE EEEE IN GIOCO

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