Convenzione, spunti per un’analisi. La politica dell’estetica dei candidati PD.

Civati, nel suo post di commento alla giornata di ieri, ha parlato di Bersani in termini lusinghieri, dice che è stato convincente. Forse è stato uno dei pochi che è riuscito a seguirne il discorso. Concordo con Scalfarotto: è stato mortalmente prevedibile, e pure mortalmente noioso.

Se volessimo intentare un’analisi che prenda le mosse dalla forma più che dalla sostanza, non potremmo non considerare che Franceschini e Bersani hanno fatto a gara per essere esteticamente di sinistra: abito scuro, camicia chiara, cravatta rossa. L’unico senza la cravatta, Marino. Anzi, Marino si presenta in maglioncino celeste, pantalone blu spiegazzato. Poi il maglione lo toglie, ed eccolo con la immancabile penna a sfera nel taschino della camicia, quasi un simbolo, o uno stemma.

Il messaggio: Marino è diverso. Si presenta per come è. Non si maschera. È onesto esteticamente, lo è nelle parole. È come la prima volta, al Lingotto. Ha l’aspetto di uno che lavora, di un professore, di un ricercatore, comunque non di un politico.

E allora, visto Marino, Franceschini – che nel discorso ha fatto confusione ed ha parlato non della sua mozione, bensì della mozione terza – cerca di competere con il senatore e toglie la giacca e rimbocca le maniche, nel disperato tentativo di ispirare anche lui l’immagine di uno che lavora, di un professore o di un ricercatore. Tentativo vano, si potrebbe dire.

Poi, gli sguardi: Bersani non è quasi mai rivolto direttamente alla platea, quando fa le pause abbassa il volto, pare incupito, imbolsito: ha proprio l’aria di quello che da ventanni si occupa di economia, prima nel PDS, poi nei DS, e ora nel PD. Franceschini si interrompe per pochi istanti, il suo è un discorso concitato, fa alcune smorfie. Marino invece continua a leggere, per poi alzare lo sguardo alla platea come per richiamarne l’attenzione:

bersani legge e si estranea rispetto alla plateale smorfie di franceschini durante le poche pausemarino legge senza fermarsi

Franceschini ha adottato i toni del comizio, le sue braccia sono tese, le muove spesso, sono delle spade da agitare per aria, le mani spesso puntualizzano quello che dice, le usa per aggrapparsi allo scranno e lo seguono mentre ciondola da un lato all’altro della platea; il discorso scritto è un cannovaccio, una traccia sulla quale spesso improvvisa poiché poche sono le volte in cui lo sorprendiamo a leggere; la bocca è rigida, non sorride, la voce è dura, spesso ne alza il tono, come se parlasse ad una piazza e si stesse per votare alle politiche e non alle primarie del segretario del PD:

franceschini, il comiziofranceschini, le mani

Marino è più disteso, sebbene coinvolgente, quando alza il tono non pare mai che possa essere volgare, scatena applausi ben più del suo otto per cento, e ogni tanto mentre parla apre lo sguardo al pubblico, non usa mai le mani a sproposito, non esprime ansia bensì consapevolezza, le labbra sono tese ma non rigide. La sua aria dismessa lo fa immediatamente comprensibile, alla mano, uno che sta giù dal piedistallo.

marino, lo sguardo

marino, verso la platea

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    • o dico subito: ho trovato Bersani mortalmente prevedibile, il cliché di se stesso. Uno stile comunicativo letale, veramente arduo da seguire
    • Considerato che più della metà della platea aveva votato per lui, dai flebili e diradatissimi applausi si direbbe detto che i suoi delegati dormivano già dopo il terzo minuto
    • La rievocazione del fantasma dell’Ulivo deve poi avere fatto il resto
    • Molto bravo Franceschini, invece. Un discorso scoppiettante, a braccio, che ha infiammato le sue già piuttosto infiammabili truppe
    • Doveva essere il discorso della vita, il discorso “pistola-alla-tempia” avrebbe detto Daria Bignardi, e lo è stato
    • Peccato che poco di quello che ha detto oggi stia scritto nella sua mozione e moltissimo nella nostra
    • peccato che in caso di vittoria dovrà guardarsi da almeno metà della sua mozione, a partire da Franco Marini che ha già detto che se Bersani e Franceschini vanno al ballottaggio lui voterà in ogni caso per quello che arriva primo: come si dice in questi casi? Dagli amici mi guardi Iddio
    • Ignazio Marino non le ha mandate a dire a nessuno. Sono in conflitto di interessi, ma mi pare che il suo discorso sia stato bellissimo anche se il nostro eroe scontava la difficoltà di parlare davanti ad una platea che gli era chiaramente contraria (a partire dall’arcigno tavolo di presidenza)
    • Ignazio ha parlato di ricambio, di coraggio, di imparare a scommettere su se stessi. Alla fine col suo otto per cento di delegati ha preso molti più applausi di Bersani, che mi pare il grande sconfitto di oggi
    • Avere il 56 per cento dei voti e non dimostrarli
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    • Le parole di oggi, alla Convenzione nazionale del Pd, dalla terza fila
    • Anna Finocchiaro parla di presentazione delle tre «piattaforme» (in questi tre mesi non è stato individuato termine più contemporaneo e vicino all’uso comune)
    • Prodi dice: «vorrei essere con voi», ma manda una lettera
    • Veltroni ha già scritto un romanzo e poi stasera è da Fazio, per cui manda una sorta di telegramma
    • Bersani parla di «amicizia» e «unità» e si lamenta di quelli che «picconano la ditta»
    • Bersani riprende Prodi: bisogna «risvegliare l’Italia». Parla di una interessante idea di riforma del Fisco, più vicino a quel mondo della piccola impresa che proprio sul fisco ci ha voltato le spalle anni fa
    • Parla di ambiente e di efficienza energetica, ma non di nucleare
    • Parla di occupazione e diritti dei lavoratori (bene, come al solito). Parla del partito della scuola e della sanità, forse influenzato dalla presenza di Marino
    • Parla di una necessaria politica nazionale per le politiche locali, e parla molto bene di territorio
    • Parla di «quadro ampio» per le alleanze. Dice che non vuole tornare indietro, ma vuole recuperare il senso della tradizione
    • Franceschini dice che siamo già un partito
    • che non deve dividersi tra i due candidati (peccato che siano tre, deve avere letto Repubblica e si è confuso)
    • Parla di «sostegno leale» dopo il 25 ottobre. Dice che se vince lui, Bersani fa il responsabile economico. Solo che lo fa già, e da una vita, anche se nessuno, in questi tre mesi, lo ha ricordato
    • Fa proposte e dice: togliere le tasse alle nuove imprese della green economy per tre anni
    • fa un pezzo efficace sull’antiberlusconismo. Se la prende con gli assenti in aula: chissà chi fa il segretario di un partito così
    • Dice di essere contro la «vocazione minoritaria» (deve averla sentita da un esponente della mozione Marino
    • Dice che si appella agli elettori di Sinistra e Libertà e ai Socialisti, perché vorrebbe vederli nel Pd (anche questa, già sentita, in terza fila)
    • Dice che difende le primarie, che sono gli iscritti «i primi a volersi aprire agli elettori»
    • i modi di fare politica nella nostra società si sono «moltiplicati» (terza volta che in terza fila viene in mente la terza mozione)
    • Appello alla laicità. Fosse per lui, dice, la legge sul testamento biologico sarebbe stata d’avanguardia
    • Marino è l’unico che non ha la cravatta (rossa)
    • Parla di Pd ma, soprattutto, del Paese. Di un Paese che investa in ricerca e prenda sul serio la scuola
    • in cui i protagonisti siano anche i giovani
    • Cita Martini e Che Guevara, parla di deboli, della necessità di sapersi indignare, di non sprecare il tempo (e qui arriva la citazione di JFK)
    • Parla di priorità, Marino: «Io vi dico le mie tre priorità, per titoli, che riprenderò nella campagna nelle prossime due settimane: il sapere, attraverso la scuola e la formazione; l’economia verde, come obiettivo e come motore dello sviluppo; i diritti civili
    • Alieno dalle correnti, si rivolge al mare aperto e invita a muovere le acque e a navigare.

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